Fotografie
3° classificato alla seconda edizione del premio letterario "L'Argonauta - Racconto di viaggio", 2004
guarda, ho ritrovato le foto del viaggio in California che non hai mai voluto mettere nell'album, questa dov'era, no, ti ricordi, a Carson City a casa di quella coppia che avevamo conosciuto nello shop di Yosemite Park, la felpa di cosa indossi qui, dell'Università della Carolina, chissà che fine ha fatto, guarda c'era quel quadro finto egiziano che poi abbiamo detto sai come starebbe bene a casa nostra, le risate, per questo forse scattammo la foto, che bel taglio di capelli che avevi, quella sera ero geloso di lui che ti guardava, dai, non te lo ricordi, eh, invece lei, orribile, come no, voi donne avete la capacità di trovare difetti in ragazze bellissime e pregi in certi mostri da collezione, aveva un naso che il mio in confronto, poi dopo cena, neanche mi ricordo che mangiammo, andammo al casino, quello l'ho ben presente, cambiai venti dollari e uscimmo con ventuno e ottanta e andammo in quel saloon a bere birra fino alle 4 di notte, almeno io e te perché la coppia tornò a casa prima, come si chiamavano, Peter e Mary, Ann e John, boh, so solo che per andare a cena da loro restammo a Carson City a dormire e non avemmo più il tempo per andare a Reno, e tu lo sai quanto mi secca rinunciare alle cose, e anche il saloon me lo ricordo bene, davano una partita di baseball in TV e oltre al barman c'erano due persone, e ad un tratto ci offrirono da bere, quel tizio ciccione che mi chiese se ero musulmano, e tu dicesti ancora! perché me l'avevano chiesto anche a Los Angeles, quel tipo con il pastrano nero, vicino alla stazione, sembrava un predicatore o un barbone, e il tipo del saloon mica ci credeva che fossi italiano, insisteva, e poi tornammo al casino con lui, ma non giocammo più, bevemmo e basta, che mestiere faceva non lo rammento più, mi pare fosse laureato in psicologia ma faceva l'operaio, era iraniano o iracheno, direi iraniano, e poi ce ne andammo al motel, ma non era come uno di quei motel da film nei quali ci saremmo fermati le notti successive, un hotel normale di quattro o cinque piani, non ci giurerei, eravamo troppo ciucchi, ma forse abbiamo fatto l'amore quella notte, no, forse è stata quella volta che abbiamo dormito vestiti, e il giorno dopo, ti ricordi che bello il lago Tahoe, quella passeggiata mitica che abbiamo fatto nel piccolo parco sulla riva, tra scoiattoloni grossi come rottwailer e gli uccelli di quel blu così intenso che non siamo riusciti a fotografare, ho una visione nitida del lago, nonostante sia passato tanto tempo, sai e tu, ti ricordi il bagagliaio dell'auto, la Toyota che avevamo preso a noleggio a LA, pieno di cartine, vestiti, regali, tutto sparpagliato, come ci ritrovavamo in quel disordine, magliette e felpe che cambiavamo in continuazione, ogni volta ti guardavo il seno e sorridevi lusingata, pronta sempre a provocarmi, e guarda questa foto, qui eravamo in una camera del motel di San Francisco, in Lombard street, ah già, prima eravamo stati a Sacramento, si, ti ricordi la cameriera carina del ristorante che mi ha lasciato il suo numero sulla ricevuta della carta di credito, non sapevi se prendermi in giro o arrabbiarti con me, come non era carina, era molto carina, e poi a San Francisco quando volevamo fare le foto in posa osé, anche a me ne hai fatte un paio, chissà dove la abbiamo buttate, spero siano state bruciate insieme ai negativi, soprattutto quella con il pezzo di sopra del tuo costume da bagno, dio che vergogna rivederla, ma allora ci facemmo un sacco di risate, e questa foto qui, lo sai che è una delle mie preferite, uscivi dal bagno e ti sei tirata su la minigonna, non l'abbiamo messa nell'album perché ti vergognavi a farla vedere, ma a me piace da morire, questo è un gesto tuo, così dolce e sexy, così provocante e ingenuo, sei proprio tu, intrigante, complice, a te invece non piaceva perché sotto la gonna, le belle gambe magre e i ginocchi aguzzi, avevi i calzini, adesso non dirmi che quella volta non abbiamo fatto l'amore, forse avevo ancora indosso il tuo bikini quando abbiamo cominciato, si deve essere stato quella volta che volevi fare l'uomo, ma è durata 3 secondi, per fortuna, poi abbiamo litigato, ricordi, perché ci siamo messi a commentare quello che l'indovina armena mi aveva detto leggendomi la mano sul molo di San Francisco, quella storia del nemico che avevo, un uomo che mi voleva del male e io quella sera, un po' per scherzo, ti ho fatto il suo nome e tu sei diventata insopportabilmente aggressiva, cosa c'entra lui, perché proprio lui, gridavi, ci abbiamo messo tutta la notte per fare pace, forse avrei dovuto prestare più attenzione alle parole dell'indovina e al mio istinto, e queste altre tre foto le abbiamo scattate al motel di Santa Maria, sulla costa, mentre tornavamo a LA, qui sei bella da morire, sul letto, neghittosa e imbronciata come non mai, eri seccata da tutti i problemi che avevamo avuto quel giorno, però non era andato storto fin dal mattino, anzi, era una giornata bellissima quando partimmo da San Francisco e ci innamorammo del quartiere Castro, ci sarebbe piaciuto vivere là, dicevamo, tra artisti, froci e puttane, e poi la strada lungo la costa, eravamo così innamorati che ci sembrava una favola o era davvero uno spettacolo da togliere il fiato, e ti ricordi quel tipo che faceva l'autostop, mentre aspettavamo che raggiungesse l'auto dicesti sembra un paranoico, aveva i capelli grigiastri e lunghi ed una cassetta di birre in mano, era nato in Inghilterra, e disse di aver vissuto a Buckingham Palace perché era figlio di uno stalliere della regina, ci raccontò che era in California da vent'anni e faceva l'imbianchino e il meccanico, due giorni alla settimana l'imbianchino e tre il meccanico o viceversa perché un solo lavoro lo avrebbe annoiato, e ci offrì una birra e in cambio gli passammo una Camel, all'epoca fumavamo ancora tutti e due, non gli piaceva San Francisco perché gli ricordava Londra e che ci salutò guardando un tramonto spettacolare tra le rocce e il mare dicendo sono vent'anni che tutti i giorni passo di qua e non sono ancora stanco, poi cominciò a fare buio, e a piovere, una tormenta, i vetri appannati, la visibilità al minimo tu che volevi fermarti io che volevo arrivare il più vicino possibile a La per non perdere l'aereo, il giorno dopo, a San Luis Obispo abbiamo dovuto fermare l'auto perché non si riusciva a fare un metro e come diavolo si chiamava quel posto piccolo, che sembrava un villaggio dei film western dove prima ci hanno fatto entrare nel ristorante e sedere e ordinare e poi ci hanno detto che era troppo tardi per mangiare, alle 9 di sera, tu eri pronta a fare la guerra, a tirare fuori una mitraglietta e trucidare tutti i presenti, ti ho quasi trascinata fuori e ci siamo inzuppati di acqua nel breve tratto tra la porta del ristorante e l'auto, non hai voluto che ti coprissi con il k-way, avevi i capelli appiccicati alla fronte e l'acqua sulle guance, sembrava avessi pianto, e quando provai a metterla in moto la macchina non partiva, mi sentivo come i personaggi sfigati dei cartoni animati, aspettavo che da un momento all'altro passasse un figo su una bellissima auto e ti portasse via, invece non so come trovai la fottuta calotta dello spinterogeno e non so cosa diavolo toccai, ma il motore si accese e tu mi abbracciasti forte come fossi un eroe da romanzo di appendice, e come al solito, tra la gioia e l'imbarazzo ti prendevo in giro, si, l'uomo della tua vita, un meccanico, in sostanza, di cos'altro ha bisogno una donna, e poi facemmo una disperata ricerca di un motel libero e alla fine trovammo questo di Santa Maria, un motel proprio come ce l'eravamo immaginato, il grande parcheggio davanti ai mini appartamenti, l'anonimato più assoluto, te la ricordi quella tv che si vede dietro al letto, no, non era un forno a micronde, c'era un telefilm su un legale dei marines o qualcosa del genere, abbiamo fatto una doccia insieme e poi queste foto, hai voluto mettere il due pezzi, nuda era troppo, ma sebbene il tuo corpo sia bellissimo, è il tuo viso che mi colpisce, guarda questa qui in piedi davanti alla tenda, non avevi voglia di farla, questa anche puoi prenderla, ma queste due, queste due in cui mi guardi così, come forse non mi hai più guardato da allora, ti prego di lasciarle a me.