Qualcosa si era forse incrinato fra noi?
Quando Sabrina, dopo aver sradicato l'ombrellone ed averlo scagliato con violenza su di me, che sedevo sulla sabbia guardando il mare, corse a sdraiarsi sull'asciugamano del bagnino -- sulla quale, detto per inciso, giaceva il bagnino -- sospettai che le cose potessero prendere una brutta piega. La attesi per una spiegazione. Alle undici di quella strana sera, mi resi conto che aveva lasciato la spiaggia da circa sei ore. E con lei il bagnino ed il suo stupido asciugamano.
L'aveva con me per il mio modo di fare, diceva. E si che l'avevo accontentata in tutto. Non raggiungeva un orgasmo se prima non le raccontavo una storiella piccante, mimando tutti i personaggi. In particolare, all'inizio, andava molto la storia dell'infermiera. Interessante, non c'è che dire, ma pretendeva di più. Ultimamente sosteneva che le mie storie fossero diventate banali. Pare che si assomigliassero tutte, che si ripetessero stancamente le stesse situazioni, con gli stessi personaggi. Va detto anche che non avevo altri costumi. Così lei, non solo non riusciva a provare alcun piacere fisico, ma faceva fatica anche a prendere sonno perché, diceva, le dava fastidio la mia voce.
Vederla entrare in compagnia del bagnino nella camera d'albergo accanto alla nostra, mi fece supporre volesse tenermi il muso per qualche giorno. Sempre che non avesse avuto intenzione di prendere lezioni di "nuoto per salvamento", ma francamente né l'ora né il luogo mi parevano dei più adatti allo scopo. Fosse quel che fosse, non sarei stato io, tuttavia, a cedere per primo. Le avrei mostrato, con la mia proverbiale serenità, che ero superiore a quegli stupidi dispettucci da bambina.
La mattina seguente mi disse che avevo fatto male a tenerla sveglia tutta la notte con quei continui colpi sul muro e fece finta di non notare la vistosa fasciatura che avevo attorno alla fronte e la borsa col ghiaccio. Avendo un principio di commozione cerebrale, non ebbi la prontezza per replicare e la vidi allontanarsi verso la spiaggia.
Benché fossi alquanto stanco a causa della notte insonne, trascorsa disturbato dai continui mugolii che provenivano dalla stanza accanto alla mia e nonostante non riuscissi a rimanere in piedi per più di qualche secondo, non intendevo sprecare quei giorni di vacanza, che tra l'altro pagavo profumatamente. Barcollando, ma con dignità, giunsi sulla spiaggia.
Non guardai volutamente nella direzione di Sabrina che, inspiegabilmente, non era sotto il nostro ombrellone ma sull'asciugamano del bagnino, il quale le infilava la lingua nella bocca assai profondamente, provvedendo ad una rapida pulizia dei bianchissimi denti, tenendole la mano e sfiorandole contemporaneamente la coscia con un piede. Una piovra, quell'uomo. Mi sdraiai sotto il sole cocente con l'animo tranquillo di chi sa di essere nel giusto e serenamente mi appisolai in preda agli incubi.
Sognai di far parte di una squadra di football americano nel fondamentale ruolo di palla ovale; di essere perciò oggetto delle attenzioni di un enorme bagnino capitato per caso nel campo di allenamento. Il bagnino, per divertire i giocatori, annoiati dai soliti esercizi, non trovava di meglio che calciare la palla ovale contro il muro di cemento degli spogliatoi. Fortunatamente quelle immagini scomparvero, lasciando il posto ad un nuovo sogno in cui ero uno struzzo che aveva ingoiato alcune valigie a rotelle lasciate incustodite da una comitiva di pedagoghi finlandesi. Incontravo perciò serie difficoltà ad infilare la testa in un piccolo buco scavato nella sabbia dentro il quale intendeva costringermi un corpulento bagnino. A tutt'oggi non riesco a cogliere il significato di questi strani sogni. Comunque, credendomi in preda ad un attacco epilettico, alcuni bagnanti chiamarono l'ambulanza.
Due giorni dopo, uscito dalla clinica, mi offersi di pagare anche il conto che Sabrina, partita col bagnino la sera precedente, aveva lasciato a mio nome. Tale gesto generoso fu assai apprezzato dall'albergatore il quale rinunciò all'idea di chiamare la polizia, come aveva minacciato di fare di fronte alle mie iniziali obiezioni.
L'orgoglio infine mi impedì di presenziare al matrimonio di lei ed ebbi buon gioco nello spiegare i motivi della mia assenza dal momento che, suppongo a causa di disguidi postali, non ricevetti mai l'invito.